La gravità è la forza di attrazione che esiste tra due qualsiasi masse, corpi o particelle, presenti tra tutti gli oggetti nell’Universo; nella teoria di Einstein la gravità è la struttura dello spazio-tempo deformata dalla massa-energia al suo interno. Nel rapporto che gli esseri viventi hanno con essa, la possiamo definire ambiente deformante: gli esseri viventi ottengono la loro conformazione morfo-funzionale in virtù dell’interazione individuale con il campo gravitazionale. La vita sulla terra si è sviluppata attraverso continui cambiamenti delle condizioni ambientali, mentre la gravità è uno dei fattori costanti che ha guidato l’evoluzione di tutti gli organismi.
Il rapporto tra essere vivente e gravità ci porta a descrivere la filogenesi dell’uomo, in quanto, se l’uomo non fosse inserito in un contesto come quello del campo gravitazionale, la sua struttura assumerebbe una conformazione morfo-funzionale diversa. In questo senso l’apprendimento e la gestione del sistema posturale seguono un andamento cefalo-caudale secondo il principio di Tensegrità (Buckminster Fuller, 1962, 9).
Il bambino prima stabilizza il controllo degli occhi, poi quello della testa, infine quello del tronco e solo in ultimo è pronto alla deambulazione.
Nel neonato la fissazione manuale della nuca consente la liberazione di tutto l’arto superiore e questo viene definito come “motricità liberata”.
La rivelazione di un’espressione motoria diversa mediante fissazione manuale della nuca conferma che nel neonato è presente una capacità neuro-motoria paragonabile a quella di un lattante più evoluto. È dunque permesso parlare di due tipi di motricità: classica, con il suo insieme di riflessi, e liberata. Forma e funzione sono entità indissociabili ed anzi si condizionano vicendevolmente, tanto da consentirci di parlare di configurazione morfo-funzionale (Cecchini, et all., 2001,10).
Il soggetto si organizza così nell’ambiente in cui vive, creando le condizioni per rapportarsi coerentemente alla gravità per il mantenimento posturale e della propria omeoresi.
Si assiste alla formazione di forze ascendenti, che utilizzano la gravità e consentono la locomozione bipede: ne deriva che l’uomo non subisce la gravità, ma la sfrutta per muoversi il più possibile in modo armonico (Massara, Pacini, Vella, 2008).
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